A Catania ‘mettiamoci la firma’ contro lavoro precario e insicuro e contro Jobs Act.

“In una città difficile come Catania, oggi più che mai è necessario ‘metterci la firma’. Siamo sempre più poveri, l’occupazione è precaria o inesistente, e si muore troppo facilmente sul luogo di lavoro”.

Per la Cgil di Catania è davvero urgente firmare per i quattro quesiti del referendum popolare promossi dal sindacato nazionale. L’obiettivo è cancellare le norme sui licenziamenti del Jobs Act, cancellare Il tetto massimo all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato nelle piccole aziende, cancellare la liberalizzazione dei contratti a termine per limitare l’utilizzo a causali specifiche e temporanee e cancellare la norma che esclude la responsabilità solidale delle aziende committenti nell’appalto e nel subappalto, in caso di infortunio e malattia professionale della lavoratrice o del lavoratore.

Stamattina, nel Salone Russo di via Crociferi, la Camera del lavoro lo ha detto con forza e con dati alla mano: se consideriamo che nell’anno 2023 il totale delle assunzioni ammonta a 98.737 e di queste solo 19.211 sono contratti a tempo indeterminato, significa che il tessuto del mercato del lavoro catanese è per l’ 81% precario. I dati elaborati da fonte Inps parlano chiaro, così come quelli relativi agli incidenti mortali nei luoghi di lavoro: delle diciassette “morti bianche” registrate in Sicilia a partire dal gennaio 2024, quattro sono avvenute a Catania (l’ultimo stamattina proprio durante la conferenza stampa, a Rovittello).

Il segretario generale della Cgil di Catania, Carmelo De Caudo, insieme ai segretari confederali Rosaria Leonardi, Valentina Di Magro, Salvatore Leonardi e Giuseppe D’Aquila, hanno sottolineato che “ridare dignità a Catania come a tante altre città vivaci ma complicate del nostro Meridione, è davvero possibile se si lavora insieme, tra cittadini che credono al valore della democrazia. Come democratici sono i referendum che nella storia della nostra Repubblica hanno segnato tanti passaggi importanti della vita civile e politica italiana”. 

Il segretario De Caudo, in particolare, sottolinea che “molti sindaci e operatori della cultura del nostro territorio sono dalla nostra parte, così come i giovani. L’impegno per la raccolta delle firme è giornaliero e passa da diversi contesti sociali e culturali. Nel nostro paese, e soprattutto in città come Catania, si rimani poveri pur lavorando, perché il lavoro è sempre più precario e più insicuro. I nuovi dati ISTAT divulgati mercoledì scorso ci danno ragione. Sono emersi numeri nazionali che confermano il crollo del potere d’acquisto dei salari. Sono tre milioni i giovani che decidono di lasciare l’Italia; ci dicono che cresce il lavoro ma aumenta quello povero e la persistenza dei divari di genere. Catania non fa testimoniare anche questo esodo giovanile: chi può permetterselo studia o lavori fuori Sicilia, o all’estero, e non ha intenzione di tornare”.

De Caudo sottolinea che sul fronte della sicurezza sul lavoro, l’obiettivo “morti zero” non è affatto impossibile. “Notiamo che tutti gli infortuni mortali che sono avvenuti in questi ultimi mesi hanno riguardato lavoratori che operavano presso aziende in appalto. Con il referendum possiamo cambiare le cose”.

Su fronte dell’ obiettivo di cancellazione del Jobs Act voluto a suo tempo dal Governo Renzi, la  Cgil di Catania segnala che sono ben 90.292 le aziende che in città e in provincia contano meno di 15 dipendenti (fonte Registro Imprese della Camera di Commercio di Catania, al 31 dicembre 2023). Altre fonti, come studi di settore e associazioni di categoria, forniscono stime che oscillano tra le 80.000 e le 100.000 aziende con meno di 15 dipendenti a Catania. Viene dunque restituito l’identikit di un tessuto dove da sempre l’impresa è piccola e vivace, “ma – insiste De Caudo- dove il lavoratore, a causa di norme come il Jobs Act, si trova ancora meno garantito che in passato. E come vive in caso di fine rapporto lavorativo? Di certo non incontra alcuna flessibilità, perché il mercato occupazionale è statico e spesso ci si deve accontentare di lavori poveri e a termine anche se si ha una laurea, e a prescindere dall’età”.

I calendari per la raccolta catanese delle firme del referendum vengono aggiornati giorno dopo giorno; oggi (venerdì 17) il banchetto della Cgil sarà allestito, a partire dalle ore 10, in Piazza Stesicoro; stesso orario anche per la raccolta di sabato 18 prevista ad Acitrezza  Lungomare  accanto Chiosco Luna Rossa, per Acireale in via Paolo Vasta (incrocio Piazza Umberto)  n°22,  a Belpasso (Fillea e Fiom) in piazza Duomo e a Biancavilla (Flai), sia in piazza Giovanni XXIII che in piazza Roma. Domenica 19, sempre a partire dalle 10, il banchetto Cgil sarà allestito in piazza Europa di fronte al Bar Epoca. Lunedì 20 appuntamento con i giovani dell’UDU, con Cgil e Arci di fronte all’Ostello alle ore 21, al Villaggio S.Agata (SPI), davanti la sede della Cgil, a partire dalle 9 e stesso orario di inizio raccolta è previsto a Lineri- Misterbianco (SPI), in piazza Mercato.

Martedì 21 (CGIL – FIOM- FILCTEM – FLAI) la raccolta sarà organizzata in Zona Industriale  – nei pressi della mensa di fronte alla Sibeg, dalle ore 11 alle ore 15,30.

Schema dati contratti a Catania 2023 fonte INPS:

La fotografia che i dati INPS forniscono sulla situazione del precariato a Catania nel 2023. 

Per l’anno appena trascorso, nel 2023, a Catania e provincia sono cessati 48.286 contratti a tempo determinato. In questo numero sono contenuti tutti i settori, soprattutto quelli che considerano i contratti a termine, e dunque precari, come scelta privilegiata e di sistema (turismo, commercio ma anche sanità). 

Si aggiungono 2.126 cessazioni di contratti di apprendistato destinati ai lavoratori in età compresa tra i 15 e i 25 anni, che potrebbero agevolare l’ingresso dei giovani a trovare un lavoro stabile, ma che rappresentano occasioni perdute se non si trasformano in successivi contratti regolari e stabilizzati. Nonostante il saldo dei nuovi assunti sia positivo (3480).

Cessazioni contratti lavoratori stagionali sono 7.032 ma ne entrano 7.448 (saldo positivo)

Cessazione di contratti con la formula della somministrazione 6.021. Ma ne entrano 6.169 (saldo positivo)

Cessazioni contratti intermittente (cioè subordinato ma con prestazione all’occorrenza) 2.340, ma ne entrano 2.555 (saldo positivo)

Sempre nel 2023 sono cessati 24.357 contratti a tempo indeterminato, ma ne sono nati altri 19.211. 

Lo scarto è comunque negativo e il lavoro che si rinnova è sempre quello a termine, cioè precario.

In definitiva, se consideriamo che nell’anno 2023 il totale delle assunzioni ammonta a 98.737 e di queste solo 19.211 sono contratti a tempo indeterminato significa che il tessuto del mercato del lavoro catanese è per l’ 81% precario. 

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