Autonomia differenziata. De Caudo (Cgil) ed Enza Meli (UIL): “A Catania e provincia raccolte già 10 mila firme”

Sono già diecimila le firme per il referendum contro la nuova legge sull’Autonomia differenziata raccolte per le vie e nelle sedi degli organizzatori di Catania e provincia, dal 20 luglio a oggi.

Il conteggio si riferisce ai moduli cartacei  e non comprende ancora le firme on line; è perciò il risultato dei partecipatissimi banchetti di raccolta allestiti dal Comitato referendario per l’abrogazione della legge Calderoli sull’autonomia differenziata. Ne fanno parte la Cgil e la Uil di Catania, insieme ai partiti e alle associazioni che hanno aderito.

L’obiettivo è dire “no” alla Legge Calderoli e concorrere così alla raccolta delle firme necessarie a chiamare al voto referendario gli italiani, tra aprile e giugno del 2025. Il numero sufficiente previsto dalla Costituzione è già stato raggiunto a livello nazionale ma la raccolta non si fermerà sino a settembre. 

Per il segretario generale della Cgil di Catania, Carmelo De Caudo, e per la segretaria generale della UIL di Catania, Enza Meli, “la città e la provincia stanno rispondendo con un fortissimo entusiasmo che ha superato ogni nostra aspettativa- spiegano- Crediamo che i cittadini abbiano capito quello che sta accadendo ai loro danni. Con la legge Calderoli il governo nazionale ha cambiato nel profondo alcuni processi chiave previsti dalla Costituzione sul fronte della sanità, dell’istruzione, del lavoro e della mobilità. E prima di approvare la legge ha tirato dritto, contando sulla scarsa consapevolezza dei cittadini. Ebbene, questa consapevolezza adesso c’è. I catanesi, come tutti gli italiani, non vogliono godere di minori diritti, non vogliono che l’Italia venga di fatto divisa in due. Se il governo nazionale a suo tempo non si è fermato neppure di fronte alle dure critiche della CEI, dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, della Banca d’Italia, della stessa Confindustria, presto dovrà fermarsi di fronte alla volontà popolare. Questa è la democrazia”.

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